Francesco II delle Due Sicilie

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Francesco II delle Due Sicilie
Francesco II delle Due Sicilie in una foto dei fratelli D'Alessandri, 1865 circa, National Portrait Gallery
Re del Regno delle Due Sicilie
Stemma
Stemma
In carica22 maggio 1859 –
20 marzo 1861
PredecessoreFerdinando II
Successoretitolo abolito
(annessione delle Due Sicilie al Regno d'Italia)
Nome completoFrancesco d'Assisi Maria Leopoldo di Borbone-Due Sicilie
TrattamentoSua Maestà
NascitaNapoli, 16 gennaio 1836
MorteArco, 27 dicembre 1894 (58 anni)
SepolturaBasilica di Santa Chiara, 18 maggio 1984
Casa realeBorbone-Due Sicilie
PadreFerdinando II delle Due Sicilie
MadreMaria Cristina di Savoia
ConsorteMaria Sofia di Baviera
FigliMaria Cristina Pia
ReligioneCattolicesimo

Francesco II delle Due Sicilie, soprannominato Franceschiello (Francesco d'Assisi Maria Leopoldo; Napoli, 16 gennaio 1836Arco, 27 dicembre 1894), fu l'ultimo re del Regno delle Due Sicilie, salito al trono il 22 maggio 1859 e deposto il 13 febbraio 1861 dopo l'annessione al Regno d'Italia; è divenuto Servo di Dio il 16 dicembre 2020, con l'apertura del processo di canonizzazione[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Giovinezza[modifica | modifica wikitesto]

Francesco II era figlio di Ferdinando II e della prima moglie Maria Cristina di Savoia, a sua volta figlia di Vittorio Emanuele I. Di carattere timido e bonario, fu educato dai padri scolopi secondo rigidi precetti morali e religiosi, in particolare dal cappellano di corte Nicola Borelli. Nel 1857 il Conte di Gropello, rappresentante sardo a Napoli, così descriveva il giovane principe in occasione del suo 21º compleanno:

«A chi lo vede appare triste, annoiato ed indifferente a tutto. Alto piuttosto di persona e di complessione alquanto grande e di carattere timido e cupo, e dal suo volto non è mai dato conoscere quali siano le impressioni del suo animo.»

Matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Francesco di Borbone e Maria Sofia di Baviera nel 1860

Sposò nel 1859 la duchessa Maria Sofia di Baviera, sorella dell'imperatrice Elisabetta d'Austria e cugina del re Ludovico II di Baviera, di lui più giovane di cinque anni, che aveva un temperamento del tutto opposto al suo. Francesco ebbe una sola figlia, Maria Cristina Pia di Borbone-Due Sicilie, morta a soli tre mesi d'età.

Ascesa al trono[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto di Francesco II di Borbone, re delle Due Sicilie di Camillo Guerra, 1859 circa

Salito al trono alla morte del padre il 22 maggio 1859, ne seguì inizialmente l'indirizzo politico.
Circondato dagli zii, poco rispettosi della sua autorità, trovò nella famiglia della matrigna non aiuto, bensì ostacoli, che resero più che mai difficile l'esercizio del potere[2].

Il suo carattere fatalista e pio spinse la diciottenne regina Maria Sofia di Baviera a tentare di prendere la direzione degli affari del regno[senza fonte], entrando così in aperto contrasto con la matrigna del re, la regina madre Maria Teresa.

A questo riguardo si era pensato a un complotto contro Francesco II e la giovane consorte, da parte della vedova di Ferdinando II, la precedente regina Maria Teresa, che mal si rassegnava alla perdita del potere. Si pensò allora a una congiura con l'aiuto della "camarilla" per sostituire Francesco II con il Conte di Trani, primogenito della regina madre austriaca, ma le supposte prove raccolte dal Filangieri vennero gettate nelle fiamme del camino dallo stesso Francesco II, che pronunciò le parole «È la moglie di mio padre»[1].

In politica interna Francesco II di Borbone, pur regnando per poco più di un anno come sovrano sul trono di Napoli, ebbe tempo di varare varie riforme: concesse più autonomie ai comuni, emanò amnistie[3], nominò commissioni aventi lo scopo di migliorare le condizioni dei carcerati nei luoghi di detenzione, dimezzò l'imposta sul macinato, ridusse le tasse doganali, fece aprire le borse di cambio a Reggio Calabria e Chieti. Inoltre, siccome era in corso una carestia, dette ordini per l'acquisto di grano all'estero per rivenderlo sottocosto alla popolazione e per donarlo alle persone più indigenti. Francesco II si propose di far ripartire i progetti di ampliamento della rete ferroviaria[4]; tali progetti, poi, furono realizzati e ampliati dopo il 1860.

In politica estera, ebbe un iniziale allineamento sulle posizioni conservatrici dell'Austria. Nel 1859 approvò con proprio atto la ricostituzione dell'Ordine Militare del Santissimo Salvatore e di Santa Brigida di Svezia, di cui era devotissimo. Le costituzioni furono accolte in Capua dal cardinale Giuseppe Cosenza e fu eletto Gran Maestro, con carica ereditaria, il conte Vincenzo Abbate senior.

«Questo giovine autocrata ha obbedito in tutta sua vita, prima a suo padre e a sua matrigna, che l'hanno educato in ritiro impenetrabile, caserma ad un tempo e convento.
Poi, dal suo avvenimento, alla camarilla, che lo teneva nell'immobilità dell’ultimo regno.
Più tardi, al machiavellismo a doppio viso del generale Filangieri, l'uomo che più ha tolto di considerazione, e risospinta questa monarchia già vacillante.
E poi per soprassello[5] a quella camarilla, che ha posto in sua mano la polizia, e posto al potere Aiossa, Maniscalco, i due uomini fatali che han portato, l'uno a Napoli, e l'altro a Palermo, gli ultimi colpi di scure al trono abbandonato dei Borboni.

Quando Garibaldi è venuto, la demolizione era già fatta.»

Fine del Regno[modifica | modifica wikitesto]

«Traditi egualmente, egualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; ché mai ha durato lungamente l'opera della iniquità, né sono eterne le usurpazioni.»

Fin dai tempi in cui regnò suo padre Ferdinando II, Francesco II diverse volte soleva dire che il suo regno era protetto dall'acqua salata e dall'acqua santa, ovvero dal mare e dallo Stato Pontificio; in realtà fu proprio dal mare che giunse Garibaldi e dalle terre del Papa stavano giungendo le truppe sabaude guidate da Vittorio Emanuele II in persona.

I Borbone erano stati informati fin dall'inizio della partenza delle navi garibaldine dallo stesso ambasciatore borbonico nel Regno di Sardegna. Però, pur disponendo di una flotta di 14 navi militari che incrociavano lungo le coste del Regno, la marina non riuscì a intercettarli se non quando sbarcarono a Marsala.

La spedizione dei Mille impressionò i contemporanei per la rapidità delle prime conquiste e per la disparità almeno iniziale di forze in campo. Il 15 maggio 1860 nella battaglia di Calatafimi ben 3 000 soldati borbonici, di fronte ai mille garibaldini e 500 picciotti siciliani si ritirarono dopo un primo scontro, eseguendo l'ordine dell'anziano generale Landi.

L'«Atto Sovrano» del 26 giugno 1860 con cui re Francesco II concesse lo Statuto

In conseguenza dello sbarco di Giuseppe Garibaldi in Sicilia e della sua rapida avanzata fece alcune concessioni liberali, in ciò consigliato dal suo primo ministro Carlo Filangieri, richiamando in vigore lo Statuto costituzionale (già concesso da Ferdinando II brevemente nel 1848) con atto sovrano del 25 giugno 1860.

Intanto, Cavour dava ordine al generale Cialdini di partire alla volta di Napoli con l'esercito piemontese per impossessarsi del Regno delle Due Sicilie e ordinava all'ammiraglio Persano di seguire da lontano l'impresa di Garibaldi.

Leopoldo, conte di Siracusa, zio del re, nel momento di crisi per l'avanzata di Garibaldi, inviò al nipote una pubblica lettera nella quale lo invitava per il bene di tutti a seguire l'esempio della Granduchessa di Toscana e a lasciare il trono, producendo un grande effetto. Esiliato, alla fine di agosto il Conte di Siracusa si imbarcherà sulla nave piemontese Costituzione per recarsi a Genova e poi a Torino[8].

Anche Luigi, conte dell'Aquila, altro zio del re, verrà allontanato da Napoli perché sospettato di farsi nominare reggente, esautorando così il nipote Francesco II[9].

Quando Garibaldi a fine agosto passò in Calabria, dove erano di stanza circa 12 000 soldati del Borbone, ben 10 000 di essi a Soveria Mannelli si arresero senza sparare un solo colpo.

Dopo la perdita della Sicilia e della Calabria, di fronte all'avvicinarsi dell'Esercito meridionale e seguendo il consiglio del Ministro dell'interno Liborio Romano, che aveva già avuto contatti con i piemontesi, il re fuggì da Napoli senza combattere. Infatti Francesco II diede espressamente l'ordine alle guarnigioni rimaste nei forti di Napoli di rimanere neutrali e di non spargere sangue, per risparmiare alla capitale gli orrori della guerra[10].

Lasciando Napoli emanò un proclama che «produsse larghissima impressione in vasti strati della popolazione meridionale»[11] e con sé portò ben poco, convinto di tornare presto nella capitale: «dalle banche non ritirò i suoi depositi, dalla Reggia, più che opere d'arte e di valore venale, portò con sé oggetti di devozione e ricordi famigliari»[12].

Abbandonato dalla sua flotta, Francesco II ripiegò dapprima sulla linea del Volturno dove le sue truppe furono sconfitte e poi, dopo aver tentato inutilmente una controffensiva contro le truppe garibaldine, si ritirò con la Regina consorte a Gaeta, dove l'esercito borbonico si difese valorosamente per tre mesi contro l'assedio dell'esercito sardo-piemontese comandato dal generale Enrico Cialdini.

L'assedio di Gaeta ebbe inizio il 13 novembre 1860 e fu condotto in modo molto aspro. A Gaeta Francesco II dimostrò grande valore; almeno, così ne parlano alcune fonti estere: «L'ammirazione, e son per dire l'entusiasmo, che desta in Francia il nobile contegno del Re di Napoli, vanno crescendo ogni giorno in proporzione dell'eroica resistenza del giovane monarca, assediato dalla rivoluzione sullo scoglio di Gaeta. Così un bellissimo indirizzo degli abitanti di Avignone, con parecchie migliaia di firme, venne spedito al Re, in cui gli Avignonesi manifestavano la speranza loro ferma che il suo trionfo sarà misurato dalla grandezza del suo pericolo»[13].

Dopo la capitolazione di Gaeta (13 febbraio 1861) Francesco II, con la moglie, si recò in esilio a Roma, via mare su di un piroscafo francese.

Esilio e morte[modifica | modifica wikitesto]

Francesco II e Maria Sofia a Roma nel 1865

Giunto a Roma, Francesco II fu prima ospitato al Quirinale dal papa Pio IX per passare poi a Palazzo Farnese, di proprietà dei Borbone, perché ereditato dalla sua ava Elisabetta. Rimase a Roma fino al 1870[14]. Durante questo periodo compì alcuni tentativi di organizzare una resistenza armata nell'ex Regno. Il suo matrimonio rimase non consumato per molti anni, e ciò era dovuto al fatto che il Re soffriva di fimosi. Anche la timidezza di Francesco aveva impedito alla coppia di sviluppare qualsiasi tipo di intimità fisica. Alcuni biografi riportano che ella diede alla luce due bambine e che una di loro fu affidata al fratello di Maria Sofia, tuttavia tale affermazione non trova sufficienti riscontri per essere considerata attendibile[15]. Nonostante ciò la coppia si ricompose e, sottopostosi a un'operazione chirurgica, Francesco guarì e il matrimonio poté essere consumato. Nel Natale del 1869 Francesco e Maria Sofia ebbero una figlia, Maria Cristina Pia, che però morì di lì a tre mesi. L'ultimo dei Borboni rimase a Roma fino all'occupazione delle truppe unitarie nel 1870. Da quell'anno assunse il titolo di duca di Castro[16].

Dopo la definitiva partenza da Roma Francesco II si stabilì con la moglie a Parigi. Risiedette stabilmente nella capitale francese, da dove si allontanò solo per brevi viaggi, in Austria e in Baviera, presso i parenti della moglie. Visse privatamente, senza grandi mezzi economici, perché Garibaldi aveva confiscato tutti i beni dei Borbone, e il Governo italiano ne propose la restituzione a Francesco II, ma solo al patto di rinunciare a ogni pretesa sul trono del Regno delle Due Sicilie, cosa che egli non accettò mai, rispondendo sdegnato: «Il mio onore non è in vendita».

Francesco II morì nel 1894 in Trentino (allora austro-ungarico), durante uno dei suoi viaggi compiuti per sottoporsi a cure termali; venne sepolto nella Collegiata dell'Assunta di Arco. Pretendente al trono delle Due Sicilie divenne il fratellastro Alfonso di Borbone-Due Sicilie.

Anche dopo la morte di Francesco II la regina Maria Sofia sperava ancora nella restaurazione del Regno, e frequentò anche socialisti ed esuli anarchici. Più di una fonte la vuole infatti, più o meno fantasiosamente, ispiratrice degli attentatori Passannante e Bresci.

Le spoglie di Francesco II, di Maria Sofia e della loro figlia Maria Cristina, riunite dopo varie vicissitudini, riposano nella Basilica di Santa Chiara, a Napoli, dal 18 maggio 1984, dov'erano state portate in forma solenne[17].

L'apertura del processo di canonizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2020 fu annunciata dal cardinale Crescenzio Sepe l'apertura della sua causa di canonizzazione. L'apertura della fase iniziale del processo canonico avvenne il 16 dicembre 2020 e pertanto il sovrano defunto è attualmente riconosciuto dalla Chiesa con il titolo di Servo di Dio.

I soprannomi[modifica | modifica wikitesto]

Francesco II ritratto poco prima della sua morte

Francesco II si vide affibbiare il nomignolo di "Franceschiello" da parte dei cronisti dell'epoca, per ridicolizzare la figura di un sovrano che aveva perso il proprio regno[18]; anche "esercito di Franceschiello" è un modo di dire tuttora usato per indicare un gruppo di soldati o di persone incapaci e indisciplinate[19][20][21].

Molti storici hanno sostenuto che Franceschiello fosse il nomignolo con cui si riferiva a lui proprio il popolo del suo regno[22].

Era anche soprannominato "Il Re Lasagna" o più semplicemente "Lasa" per la notoria golosità del re per quella pietanza.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Ferdinando I delle Due Sicilie Carlo III di Spagna  
 
Maria Amalia di Sassonia  
Francesco I delle Due Sicilie  
Maria Carolina d'Austria Francesco I di Lorena  
 
Maria Teresa d'Austria  
Ferdinando II delle Due Sicilie  
Carlo IV di Spagna Carlo III di Spagna  
 
Maria Amalia di Sassonia  
Maria Isabella di Spagna  
Maria Luisa di Spagna Filippo I di Parma  
 
Luisa Elisabetta di Francia  
Francesco II delle Due Sicilie  
Vittorio Amedeo III di Savoia Carlo Emanuele III di Savoia  
 
Polissena d'Assia-Rheinfels-Rotenburg  
Vittorio Emanuele I di Savoia  
Maria Antonia di Spagna Filippo V di Spagna  
 
Elisabetta Farnese  
Maria Cristina di Savoia  
Ferdinando d'Austria-Este Francesco I di Lorena  
 
Maria Teresa d'Austria  
Maria Teresa d'Austria-Este  
Maria Beatrice d'Este Ercole III d'Este  
 
Maria Teresa Cybo-Malaspina  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze del Regno delle Due Sicilie[modifica | modifica wikitesto]

Gran maestro dell'Insigne e reale ordine di San Gennaro - nastrino per uniforme ordinaria
Gran maestro del Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio - nastrino per uniforme ordinaria
Gran maestro del Reale ordine di San Ferdinando e del merito - nastrino per uniforme ordinaria
Gran maestro del Reale e militare ordine di San Giorgio della Riunione - nastrino per uniforme ordinaria
Gran maestro del Reale ordine di Francesco I - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di gran croce del Reale e distinto ordine spagnolo di Carlo III (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine imperiale di Pietro I (Impero del Brasile) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine reale di Santo Stefano d'Ungheria (Impero austro-ungarico) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine militare di Maria Teresa (Impero austro-ungarico) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine Imperiale di San Giorgio di IV grado - nastrino per uniforme ordinaria
«distinzione»
— 21 febbraio 1861
Cavaliere di gran croce dell'Ordine del merito sotto il titolo di San Lodovico (Ducato di Parma) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine supremo dell'Aquila nera (Regno di Prussia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Regno di Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine di Sant'Uberto (Regno di Baviera) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Collare dell'Ordine militare del Santissimo Salvatore di Santa Brigida di Svezia - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Collare dell'Ordine militare del Santissimo Salvatore di Santa Brigida di Svezia

Nel cinema[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Nulla osta Vescovi campani,via a beatificazione Francesco II - Alla riunione presente il Cardinale Sepe, ANSA.it, 16 dicembre 2020. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  2. ^ Dizionario del Risorgimento Nazionale, Milano, Vallardi, 1933, pp. 128-129.
  3. ^ 150 anni, su pti.regione.sicilia.it, Regione Siciliana. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  4. ^ De Cesare, p. 88.
  5. ^ "Per soprassello" = per giunta, per di più.
  6. ^ Marco Monnier, Garibaldi. La Rivoluzione delle Due Sicilie, Napoli, Alberto Dekter Editore, 1861, p. 329, SBN IT\ICCU\CAM\0197171. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  7. ^ Lucio Severo, p. 123.
  8. ^ De Cesare, pp. 305-307.
  9. ^ De Cesare, p. 304.
  10. ^ (EN) George Macaulay Trevelyan, Garibaldi and the making of Italy, London, Longmans, 1911, pp. 174-175. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  11. ^ Ruggero Moscati, I Borboni d’Italia, Napoli, ESI, 1970, p. 153, SBN IT\ICCU\CSA\0025529.
  12. ^ Gli ultimi Asburgo e gli ultimi Borbone in Italia (1814-1860), Bologna, Cappelli, 1965, p. 376, SBN IT\ICCU\CSA\0046441.
  13. ^ Francesco M. Di Giovine (a cura di), L'Equatore, Napoli, Editoriale Il Giglio, 2005, p. 65.
  14. ^ Marianna Borea, L’Italia che non si fece, Roma, Armando, 2013, p. 265, ISBN 88-6677-273-9, ISBN 9788866772736.
  15. ^ Laura Guidi, Maria Sofie, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 70, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2008. URL consultato il 16 gennaio 2021.
  16. ^ FRANCESCO II DI BORBONE, (NAPOLI, 16 GENNAIO 1836 - ARCO, 27 DICEMBRE 1894), su pti.regione.sicilia.it, Regione Siciliana. URL consultato il 17 settembre 2023.
  17. ^ L'ultimo re delle Due Sicilie e il suo funerale sul Garda, in Giornale di Brescia, 7 gennaio 2020. URL consultato il 7 gennaio 2020.
  18. ^ I neoborbonici ricordano l'ultimo Re di Napoli, su pupia.tv. URL consultato l'11 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2013).
  19. ^ esercito, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 7 maggio 2019.
  20. ^ Giuseppe Galasso, L'esercito di Franceschiello una storia di onori e calunnie, in Corriere della Sera, 4 ottobre 2010. URL consultato il 7 maggio 2019.
  21. ^ Filippo Salvia, Regione, l'esercito di Franceschiello, in La Repubblica, 13 febbraio 2002. URL consultato il 7 maggio 2019.
  22. ^ Francesco II, su digilander.libero.it. URL consultato l'11 gennaio 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Re delle Due Sicilie Successore
Ferdinando II delle Due Sicilie 22 maggio 1859 - 20 marzo 1861 Monarchia abolita
Annessione al Regno d'Italia
Predecessore Erede al trono delle Due Sicilie Successore
Ferdinando, principe ereditario
Poi sovrano col nome di Ferdinando II
Principe ereditario
16 gennaio 1836 - 22 maggio 1859
Alfonso, principe ereditario
Predecessore Capo della casa di Borbone Due Sicilie Successore
Ferdinando II delle Due Sicilie 1859 - 1894 Alfonso di Borbone-Due Sicilie
Predecessore Pretendente al trono delle Due Sicilie Successore
titolo inesistente 20 marzo 1861 - 27 dicembre 1894
Francesco II
Alfonso di Borbone-Due Sicilie
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